Green Pass obbligatorio per i docenti: bullismo sanitario

Cosa si può scrivere ancora per intercettare l’interesse dei cittadini riguardo le ultime disposizioni in materia di salute pubblica? Offrire una esegesi addirittura fantasy?

Ormai le divagazioni legislative entrano ed escono dai palazzi romani senza chiedere il permesso a chicchessia: ronzano evanescenti nel vento caldo dell’estate finché si materializzano a mezz’aria, precipitano e di botto si spiaccicano esauste su un bel pezzo di carta. 

Dalla nobile aura tridimensionale dei benevoli bisbigli del Governo al più prosaico decreto, monco, bidimensionale, lungo e largo ma senza profondità.

Eh sì, perché nel tradurre le buone intenzioni nel salvaguardare il popolo dalla Covid-19 si perdono i pezzi per strada e alla fine basta operare chirurgicamente per risolvere il problema della pandemia, un comparto alla volta, ruzzolando per la discesa.

Perché il problema è complicato. Punto.

Basta trovare l’antidoto, la Spezia del pianeta Arrakis e operare passo passo, distribuendo il prezioso Melange alla società. C’è ormai un sentimento diffuso, si sente il bisogno di un eroe, un nuovo Paul Atreides che ci ispiri e ci conduca fuori dalla pandemia. 

Perché allora non far sognare gli italiani. Del resto le apparenze ingannano e i timori sull’antitodo si rivelano infondati.

Ma torniamo sul pianeta Terra: ecco, tocca adesso al Mondo della Scuola!

Era ora di sanificare questo presidio dello Stato e molti già esultano a tale risveglio di rigore nel trattare il corpo docente. Quale migliore occasione se non quella offerta dal contagio per mettere sull’allerta chi ha lo stipendio garantito e tastare il terreno per successivi interventi su altri dipendenti statali?

Fino a qualche mese fa si sciorinava la sicurezza della scuola, luogo quasi esente dal contagio. Invece ora coloro che ci governano si scoprono compatti sulla decisione di introdurre il green pass e renderlo obbligatorio per chi si dedica all’insegnamento. Pena la sospensione dal salario.

E un po’ strappa un sorriso questo orientamento punitivo: in realtà la percentuale dei docenti vaccinati è già molto alta per cui immunizzare tutti i docenti e ATA pare un traguardo a portata di mano, facile, da pubblicizzare evidentemente ad hoc dopo il sicuro successo. Sembra insomma che si voglia bombardare a cannonate una mosca e fare un figurone. Artiglieria pesante per chi è già ricattabile sia per una mediocre posizione economica sia per lo scarso prestigio sociale dei professori.

Ma queste sono le solite vecchie polemiche che distraggono dal vero intento eroico di salvaguardare i cittadini. Si sussurra struggevolmente dai Ministeri che lo Stato siamo noi e la comunità educante è invitata a dare l’esempio, per far superare così quella inadeguatezza che spesso le si affibbia sommariamente. Si suggerisce che si può dare di più, si può diventare nuovi eroi, quasi un nuovo brand di dipendente statale con una bella coccarda verde simbolo di autenticità, responsabilità e rispetto per gli altri. Viene regalato un bel riscatto sociale in fondo e una vittoria a mani basse con una semplice iniezione, gesto che veicola anche un messaggio educativo per i discenti. 

Non si può chiedere di più per svecchiare lo status di professore ed assurgere a Messia come Paul Atreides nella saga di Dune. Una emancipazione fantasy da fare invidia a tutti gli altri impiegati.

Ormai si sa, la scuola è il luogo dove si insegna, si apprende ma anche il posto dove si propongono tante attività extra, ma appare fantascientifico che la Scuola diventi quasi un presidio sanitario, dove all’improvviso il contagio è ritenuto preoccupante e si decide di vaccinare in modo coercitivo i professori ma non gli alunni, dove i dirigenti scolastici vengono promossi carabinieri con l’obbligo di controllo del green pass.

Ma una cosa non è certamente da fantascienza: la totale assenza di una visione globale di un problema così complesso come una pandemia che si vuole risolvere a tutti i costi solo con una irraggiungibile immunità di gregge da vaccinazione di “massa” e in più con la scelta contraddittoria in termini (e quindi burlona) di selezionare solo alcuni dipendenti statali.

Ne derivano svaghi legislativi da bullizzazione sanitaria, serviti un po’ prima del ferragosto tanto per favorire una gestione e digestione vacanziera del nuovo decreto sul green pass dedicato alla scuola e che recita così:

«Il mancato rispetto del requisito è considerato assenza ingiustificata e a decorrere dal quinto giorno di assenza, il rapporto di lavoro è sospeso e non sono dovuti la retribuzione né altro compenso». 

In fondo non è stato mai così benefico e facile diventare Paul Atreides: basta una puntura. Grazie mille Italia!