Crisi: servono veri responsabili per rinascere dalla desolazione

Oggi la crisi di Governo latente da mesi, se non dall’inizio del secondo governo Conte (settembre 2019), raggiungerà il suo acme e la sua estrema manifestazione. Il premier rimetterà nelle mani del Presidente della Repubblica il suo mandato.
Oggi il tabellino della crisi, compilato quotidianamente dagli analisti politici, mai prima così smarriti, segnerà i nuovi vincitori e i nuovi sconfitti. Pro tempore.

Il tira e molla, le tensione, i collassi, i rimbalzi si susseguono da settimane. A ogni passaggio, parlamentare o meno, c’è chi si prende cura di stabilire chi ha vinto e chi ha perso. Come se il governo del paese fosse una partita. A dama, giacché gli scacchi, per i politici di questa sventurata epoca, sono già troppo complessi.

Del resto si parla di crisi al buio perché non si intravvede strategia (quintessenza del gioco degli scacchi) in alcuno dei protagonisti e dunque non si intravvedono possibili esiti.
Di chiaro, ma pare che nessuno voglia riconoscerlo, c’è solo la perdente: la nazione, l’Italia.

La crisi va avanti a braccio, come una commedia dell’arte senza alcuna arte politica. Intanto il piano vaccini salta, le varianti del virus preoccupano, i malati no-Covid muoiono senza che nessuno li conti. Le scuole riaprono con meccanismi di frazionamento, turnazione e alternanza che potevano essere adottati mesi fa, mentre si compravano banchi che ora sono già arrugginiti. L’economia è disastrata e con essa il tessuto sociale. Il Governo centrale e quello periferico litigano. I progetti del Recovery Plan forse sono stati elaborati ma di certo non si sa chi né curerà la realizzazione ed è arcinoto che i soldi dell’Europa arriveranno a stati di avanzamento. Dunque, studiare modelli di gestione che possano far rispettare i tempi di esecuzione dovrebbe essere la prima preoccupazione. Il prestigio internazionale del nostro Paese è minato dalla debolezza dei suoi rappresentanti istituzionali e dal teatrino che si protrae da tempo.

Insomma, il Governo Conte, pur con le attenuanti attribuibili per la gravità epocale dei fenomeni che si è trovato a fronteggiare, ha commesso errori e non è stato all’altezza della responsabilità richiesta dai tempi.

A nulla valgono, per altro, le considerazioni di chi sostiene che durante una pandemia non sia opportuno cambiar governo. I governi si devono cambiare ogni qualvolta sia possibile pensare che stiano lavorando male e che si possa fare meglio. Soprattutto in tempi di crisi.

Non è detto, però, che cambiare un governo inadeguato alla temperie attraverso cui deve condurre il Paese, implichi le tribolazioni e lo squallore di questi giorni. Bui anch’essi.

Pedine di una politica minore brigano in beghe da strapaese. Non si ha conto di alcuno sforzo, visione, progetto o mera parola espressiva dell’ambizione di rianimare la nazione sfibrata, lacerata.

Le questioni in campo, e quelle già citate ne sono solo la
parte straordinaria legata al Covid, sono immani e desolanti.

Desolazione è la parola che meglio definisce lo stato d’animo e lo stato di fatto dell’Italia d’oggi.

Occorre confidare nella saggezza politica e istituzionale del Presidente Mattarella affinché possa supportare le deboli forze politiche ad intraprendere un percorso comune di responsabilità.
Occorre sperare si facciano strada in ogni schieramento politico i responsabili. Coloro, cioè, che sentono l’interesse del paese preminente rispetto a quello di parte in questo passaggio cruciale della storia. Coloro che riconoscono la necessità di assicurare il paese nelle mani di un governo autorevole e di una maggioranza forte, capaci di districarlo dai grovigli di problemi che lo assillano. Costoro, se si paleseranno, saranno i veri responsabili.

La pandemia ha fiaccato il mondo e l’Italia. La fine della pandemia, che si intravvede con i vaccini, può essere l’occasione per far rinascere l’Italia. Farla forte, moderna, istruita, competitiva. Questa è la responsabilità da assumere.