La Calabria è zona rossa preventiva: commissari, commissariamenti e altri disastri…
La Calabria è zona rossa. Nonostante il bassissimo livello di contagio e di ricoveri. È zona rossa perché, laddove l’emergenza della sanità fa parte dell’ordinaria amministrazione, viene da sé, non si possono addizionare ulteriori carichi emergenziali. E i calabresi, medici e pazienti, lo sanno bene. Basti pensare che, finanche in tempo di pace, un calabrese su cinque, se deve sottoporsi a cure mediche ospedaliere, sceglie di migrare in altre regioni.
Il lungo commissariamento (più di un decennio) ha prodotto una riduzione del personale sanitario del 20% e una riduzione dei posti letto del 40%. Tagli di spesa in ottemperanza ai ferrei piani di rientro indispensabili per tentare di smaltire l’ingente debito regionale. Tagli di spesa che si traducono in un’assistenza quantitativamente e qualitativamente inferiore: chiusura delle strutture, liste d’attesa più lunghe, rallentamenti nefasti negli iter diagnostici. Tagli di spesa che, in termini di impatto sul sistema sanitario nel suo complesso, corrispondono – l’esperienza insegna – a una specie di suicidio assistito.
A questo quadro drammatico, di default, al momento bisogna pure aggiungere l’assenza di un piano anti-Covid. Assenza dovuta alla “distrazione” dell’ex-commissario Saverio Cotticelli. Il quale ha ammesso durante una recente intervista televisiva, candidamente, di non aver pianificato un bel nulla. Pensando, con “poca lucidità”, che, in Calabria, il pianificare una pronta risposta alla piaga pandemica non fosse affar suo.
D’altronde, se sei un commissario governativo e amministri in via provvisoria la sanità di un’intera Regione proprio perché la sanità di quella Regione versa in uno stato critico (presidi sanitari sciolti per infiltrazioni della criminalità organizzata, indebitamento massivo, sprechi, disservizi, ecc.), come può venirti in mente, così, su due piedi, che il fronteggiare una cosuccia come il ritorno di fiamma del SarsCov2 possa riguardarti da vicino?
Oppure, se ti comunicano che i posti in terapia intensiva, dall’inizio della pandemia, sono stati implementati di sole sei unità (!), che la provincia di Cosenza (700mila abitanti) processa i propri tamponi in un unico laboratorio con tempi talmente lunghi da provocare l’intervento dei Carabinieri, che un reparto Covid allestito a Gioia Tauro con quaranta posti letto non funziona per assenza di personale e che, durante il tuo mandato, non sono stati spesi i fondi straordinari per l’emergenza messi a disposizione dal governo, perché mai dovresti ricordarti di una stramberia allarmistica come un piano anti-Covid?
Ma tutto ciò è storia vecchia. Cotticelli ha deciso di fare un passo indietro, rassegnando le dimissioni. Al suo posto, un commissario in rima baciata, Giuseppe Zuccatelli. Durato solo pochi giorni a causa di un video fatto circolare da qualche scontento in cui il neo-commissario neo-dimissionario arringa i propri interlocutori sulla bontà della dottrina No-Mask.
Al suo posto, ma meglio mantenersi cauti, il rettore de “La Sapienza” Eugenio Gaudio, di origini cosentine, dall’ottimo curriculum, ma sotto indagine nell’ambito di un’inchiesta sui concorsi truccati all’università. Affiancato, colpo di scena, da Gino Strada, che avrà deleghe speciali nonostante la ferma opposizione alla sua nomina del governatore reggente Spirlì (Lega). Restio sull’ingaggiare “missionari africani”, ma meno restio sul riprogrammare un passato collettivo che riesca a far sembrare un leghista di Locri al timone di una Regione dell’estremo Sud come una cosa normale, non contronatura, non grottesca, specialmente nel bel mezzo di un’emergenza: tra parentesi, che un personaggio dello spessore di Spirlì, autore di trasmissioni televisive sagaci quali Forum e La Fattoria, nonché promotore di ingegnose battaglie contro le fantomatiche lobby gay o per il diritto di essere razzisti senza essere etichettati come tali, possa permettersi di eccepire sull’inserimento di Gino Strada all’interno della struttura commissariale guidata da Eugenio Gaudio dice davvero tutto sugli strati di disastri lasciati in eredità dalle classi dirigenti calabresi degli ultimi decenni.
In conclusione, difficile che Gaudio (qualora arrivasse la conferma), supportato da Strada, possa far peggio di chi lo ha preceduto. Tuttavia, rimane alquanto controverso da parte del Governo centrale il pensare di poter gestire, in questo particolare momento storico, un sistema sanitario già al collasso cambiando semplicemente commissario, senza sospendere, al contempo, le ricette tipiche, da spending review, del commissariamento ordinario.