Presidente, lei è licenziato. L’appello del Boston Globe

Il Comitato Editoriale del Boston Globe, il quotidiano che nel recente passato ha conquistato notorietà internazionale per aver scoperchiato lo scandalo dei preti pedofili negli USA, ha pubblicato qualche ora fa questo durissimo appello a Trump e ai leader del GOP, Grand Old Party, come è detto il partito repubblicano.

Abbiamo scelto di proporlo nella nostra sezione Le righe degli altri.

Dopo aver visto diversi leader delle nazioni africane mantenere l’incarico alla fine dei loro mandati, un uomo d’affari sudanese, nel 2007, assegnò 5 milioni di dollari agli ex capi di Stato africani che lo avessero fatto, che avessero cioè lasciato la carica al termine. Mo Ibrahim, arricchitosi portando la telefonia mobile agli africani subsahariani, volle così incoraggiare le leadership democratiche in una regione popolata da troppi dittatori e demagoghi e motivare i leader a onorare il trasferimento pacifico dei poteri. Ciò che rende tale una democrazia.

La storia del mondo è disseminata di leader autoritari saliti al potere attraverso elezioni democratiche: da Giulio Cesare ad Adolf Hitler a Robert Mugabe. Ma questo non è mai successo negli Stati Uniti nei suoi 244 anni di storia, almeno non ancora. Il nostro paese è una democrazia dalla sua fondazione e rimarrà tale se, parafrasando Benjamin Franklin, riusciremo a mantenerla.

Oggi è chiaro che Donald Trump ha perso le lezioni presidenziali (il Collegio Elettorale) con un ampio margine a favore di Joe Biden. Ha anche perso nel voto popolare con uno scarto di circa 4 milioni di voti, stando all’ultimo conteggio.

La storica vittoria di Joe Biden, con un suffragio mai registrato da nessun altro candidato presidenziale precedente, è avvenuta attraverso un processo credibile condotto diligentemente dai funzionari elettorali dei 50 Stati. Scrutatori bipartisan hanno contato le schede e i voti di ciascuno stato e ispettori internazionali hanno monitorato il nostro processo elettorale. A entrambe le parti è stato consentito di osservare i conteggi negli stati in bilico.

Mentre Trump, con la sua campagna, ha il pieno diritto di chiedere un riconteggio in quegli stati in cui lo scarto tra lui e Biden è stato risicatissimo, come il Wisconsin e la Georgia, che del resto lo ha già già annunciato, va detto che queste operazioni non hanno quasi alcuna possibilità di sovvertire il risultato. Nel frattempo, il mancato riconoscimento della vittoria del rivale avrà un impatto negativo sulla nazione.

Contrariamente al fiume di menzogne rilasciato dal presidente da giovedì sera, i conteggi si sono svolti regolarmente e sono stati rallentati in vari stati chiave dalle diverse regole vigenti e dal volume senza precedenti di schede elettorali postali. Nessun tentativo di brogli risulta essere stato rilevato. Se gli elettori di Trump nutrono ancora dubbi, basti loro guardare ai conteggi di Arizona e Georgia, dove i funzionari repubblicani hanno supervisionato le operazioni.

Trump non ha mai accettato la realtà di buon grado. Proprio come in un “reality” televisivo, il presidente elabora una realtà che rafforza il suo potere e poi la spaccia al suo pubblico. Ma in questo caso, la sua realtà inventata sta avvelenando la fiducia dei cittadini nella democrazia, impedendo al processo elettorale di funzionare come dovrebbe in un paese libero: come un riflesso della volontà del popolo e un segnale di quando iniziare un trasferimento di poteri.

Per mesi, mentre si preparava a screditare un risultato elettorale non a suo favore, Trump ha distorto la percezione pubblica dell’equità del processo elettorale, diffondendo menzogne sulle frodi nel voto per posta, trascurando di menzionare che lui e i suoi familiari hanno spedito le schede elettorali in più elezioni. Il presidente e il suo partito hanno anche compiuto sforzi eclatanti per limitare il voto degli elettori urbani e delle persone di colore in tutto il paese. Donald Trump non ha mai voluto una lotta leale o elezioni libere. Voleva aggrapparsi al potere come farebbe un dittatore, mandando al diavolo la democrazia.

Il comitato editoriale del Boston Globe riconosce che è improbabile che il presidente ascolti la sua richiesta di farsi da parte ora che gli elettori hanno parlato. Ma anche un uomo forte può essere smascherato per la sua debolezza. Se un numero sufficiente di leader del suo partito, della sua campagna elettorale e del suo Gabinetto lo chiedono, Trump potrebbe essere costretto ad affrontare la realtà di aver perso le elezioni, anche se non lo accetterà mai. Se vogliono essere ricordati come patrioti e non come simpatizzanti autoritari, è tempo che tutti i repubblicani – dal vicepresidente Mike Pence al leader della maggioranza del Senato Mitch McConnell al governatore Charlie Baker del Massachusetts — dicano a Trump che tutto è finito e che deve lasciare prevalere la volontà del popolo americano.

Non è sufficiente condannare in privato le dichiarazioni o il comportamento del presidente. Ogni leader dovrebbe far sentire la propria voce perché il Presidente si ritiri. La storia giudicherà duramente coloro che antepongono la sopravvivenza politica agli ideali che hanno reso l’America un faro, che per secoli hanno ispirato i movimenti democratici e offerto un modello per le società libere in tutto il mondo.

Chiami Joe Biden per riconoscerne la vittoria, signor Trump. Il suo reality show è stato cancellato e la nostra democrazia sta iniziando una nuova stagione.