C’est la vie, non resta che aprire un’altra bottiglia…

Ritrovare un vecchio amore in un luogo lontano e incongruo. Non saprei descrivere la gioia, l’entusiasmo, l’incredulità, la forza della sorpresa in un pomeriggio estivo, oppresso da un’afa pesante. E subito ci si da appuntamento: no, non per il giorno dopo. Prima si torna a casa, si mettono in ordine le emozioni più vive, si richiamano alla mente i ricordi di ore felici passate assieme. Conversazioni vivaci, sguardi d’intessa sottili e tesi, silenzi intensi e rombanti di senso. Ci si prepara a ritrovare quelle vive emozioni, a rivivere momenti euforici e appaganti.  In una serata speciale, preparata con cura, nel minimo dettaglio. In un posto intimo, familiare, le mura domestiche: scelta azzeccata, meglio di un locale qualunque. Qualche amico fidato, per rompere il ghiaccio dopo gli anni trascorsi, distribuire il peso di un incontro tanto atteso e, perché no, suscitare anche un po’ d’invidia.

E quindi piatti raffinati, concepiti con largo anticipo ed eseguiti con cura. Una certa trepidazione irrisolta ed enigmatica che ci fa vibrare, a metà strada tra i primi fremiti adolescenziali e le languidezze erotiche gozzaniane. Poi l’incontro avviene e siccome l’attesa non può andar delusa ci si mette tutta l’energia possibile, per trovar tutto bello, meraviglioso, appagante. Finanche la nostra propria voce che suona estranea all’orecchio, i gesti esageratamente teatrali, le risate forzate. E poi il dramma…

No! No! Non funziona… A stento ci si riconosce. C’è solo cenere e fumo pesante di quel fuoco lontano. E con quel vuoto nello stomaco bisogna farci i conti. Trovare le parole adeguate a descriverlo, per accettare lo smacco e digerirlo poco a poco. Prima perplessi poi parola dopo parola, sempre più certi della delusione, del crudele disinganno. La conversazione è piatta, i temi banali, la noia assale i commensali imbarazzati. Un senso strisciante di angoscia prevale gradualmente sino al parossismo. Io, pur padrone di casa, ho solo voglia di alzarmi da tavola e sparire nella notte.

Come cambiano le cose, spesso in peggio, nel corso del tempo. Constatare questa dura verità in un momento. Depravare, con un incontro maldestro, memorie preziose, di cristallina bellezza, che lasciavano prevedere un avvenire quanto mai luminoso per quella scintilla lontana. Tutto finito, morto, spento, fiacco in un presente triste, solido, oggettivo e inesorabile. Finale.

C’est la vie. Non resta che aprire un’altra bottiglia.

PS. Durante la cena è stato bevuto il vino rosato: Zerodibabo della Cantina Marco Merli- Casa del Diavolo. Perugia. Italia.