Il coraggio di essere esperto

“Il coraggio, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare”

Come dimenticare le celebri parole di don Abbondio di fronte al cardinale Borromeo! Sgorga sincerità da questa frase e una umanissima conoscenza dei propri limiti. 

Non si può che provare empatia verso questo povero prete.

Appare invece sempre più raro incontrare persone e personalità che seguano umilmente uno dei precetti scolpiti sugli architravi del tempio di Apollo ossia “conosci te stesso”. 

Ad essere sinceri quando poche settimane fa, in piena stagione balneare, si è sentita l’ex ministra della salute, Beatrice Lorenzin, parlare di medicina ed epidemiologia per l’ennesimo intervento mediatico sulla pandemia da Covid-19, non si poteva che apprezzarne la spigliatezza d’eloquio e la padronanza nell’affrontare problemi così delicati. 

Non si può che avere simpatia per questa donna in carriera.

L’atteggiamento di infinita fiducia nelle proprie capacità mostrato dalla Lorenzin non è una novità per chi guida il nostro paese o ricopre incarichi di caratura in grandi aziende.

Se è consentito fare un contrappunto, più che nel peccato di body-shaming, l’italiano di spicco spesso cade nella deprecabile pratica del self-enpowerment, abusata nel sopravvalutare le proprie abilità o anche nell’accrescere senza merito la percezione di sé presso gli altri come personaggio pubblico. 

Una sottospecie di autoerotismo cerebrale insomma.

Non ci si riferisce ovviamente a una sana autostima, sempre gradevole e che fa trasparire una consapevolezza delle conoscenze, ma al più antico peccato di tracotanza e per dirla con i greci il peccato di ὕβρις

L’italiano di spicco quindi, furbamente, invece di criticare gli altri si autoincensa e cerca proseliti con la seduzione dell’ignoranza.

Pare che questi peccatori sfuggano (a voler pensar bene) lo smascheramento, forse perché molti spettatori coltivano la virtù della speranza, confidando che mostrare un atteggiamento disinvolto e una padronanza d”eloquio sia sufficiente a confezionare l’abito dell’esperto e del sapiente. 

In fondo in fondo anche noi vorremmo diventare il personaggio di turno, poiché invero basta aver coraggio, fede in sé stessi e una cultura raccogliticcia.

Insomma, siamo cattivi spettatori che hanno pessimi maestri nel teatrino della politica, del governo, dell’Italia.

All’italiano poi certo non manca la scaltrezza di disarcionare chi lo precede di merito.

Un ennesimo contributo a questo modo di essere italiani coraggiosi ce lo offre Lamberto Andreotti. Ingegnere e certamente uomo di cultura, diventa uno dei più potenti dirigenti dell’industria farmaceutica anche senza saper nulla di ricerca farmacologica. Come lui stesso umilmente afferma: “Leggevo i manuali di farmacologia per infermieri perché quelli per i medici erano troppo difficili. Ma in seguito sono sempre stato a contatto con gente che si occupa di ricerca avanzata”.

Non si può che avere simpatia per quest’uomo di grande carriera, ahimè non più in ambito farmaceutico, ma ormai approdato in Unicredit come vicepresidente.

Non siamo qui ovviamente a voler insinuare il tarlo del dubbio sulle reali capacità nei rispettivi ambiti della Lorenzin o del figlio del Divo, ma anzi sono personalità da elogio perchè esempi lampanti di come gli italiani siano coraggiosi e pieni di fiducia nell’affrontare qualunque tematica e qualsivoglia problema anche se non pertinente al proprio bagaglio. 

Una predisposizione genetica sicuramente encomiabile per i leader italiani, che potrebbero ribattere con la frase inglese: “we are here to lead, not to read!”, sottolineando che chi dirige deve solo decidere e non leggere scartoffie né conoscere i contenuti; un privilegio che invece i comuni professionisti non si sognerebbero mai di esercitare.

Chi ha studiato con sacrificio nelle aule fredde e buie delle nostre antiche Università conosce bene quanto esercizio sia necessario per riuscire in un compito e quanta competenza si debba acquisire per avere, alla stregua dei monaci della Certosa di Padula, una voce nella sala del Capitolo.

Bisogna davvero essere scafati, coraggiosi, scaltri per affrontare nuove sfide per cui non si è preparati e fa sempre un certo effetto la disinvoltura decisionale di certi personaggi pubblici, very opinioned, of course, quando invece sarebbe più prudente diffidare sempre di ciò che ci vien bene spontaneamente.

E ci scusi il Manzoni se il vero motto social ora è diventato

“Il coraggio, uno, se non ce l’ha, se lo deve dare”