Bambini: più della passeggiata serve il ritmo. Voce alla neuropsichiatra
Il quadro
Il dibattito nazionale e internazionale fiammeggia intorno al tema delle conseguenze economiche della quarantena e dei rimedi per farvi fronte. E’ inevitabile, sono in gioco il futuro delle nazioni e gli equilibri geopolitici mondiali.
Sommessa è la discussione sui contraccolpi psicologici del distanziamento sociale. Eppure, in una recente pubblicazione Lancet, autorevole rivista scientifica, avverte: “l’impatto psicologico della quarantena è ampio, sostanziale e può durare a lungo”. Lo stesso sheet, poi, riporta i dati di uno studio da cui è emerso che “i punteggi medi di stress post-traumatico erano quattro volte più alti nei bambini che erano stati messi in quarantena rispetto a quelli che non erano in quarantena“.
Il Ministero dell’Interno proprio ieri ha diramato ai Prefetti una nota (improvvida) con cui ha precisato che “è da intendersi consentito, ad un solo genitore, camminare con i propri figli minori, purché in prossimità della propria abitazione”.
Ha fatto seguito la levata di scudi di alcuni amministratori regionali, contrari alla direttiva ministeriale. Il panorama, insomma, è quindi più confuso che prima.
Voce alla docente di neuropsichiatria infantile
Proviamo, allora, a dare qualche informazione che possa essere di supporto chiaro per i genitori. La passeggiata, per altro, non è detto che sia necessaria per alleviare il disagio dei bambini durante la quarantena.
“È importante mantenere gli orari e le abitudini, con una scansione del ritmo che deve rimanere costante per tutti i giorni. La mattina ci si sveglia presto e si fa colazione, poi ci si lava e ci si veste, come in ogni giornata normale; poi i compiti, gioco organizzato, gioco libero, e così via, proprio come la giornata normale dei bambini è scandita sia a scuola che a casa”. Ad affermarlo è Carmela Bravaccio, docente di neuropsichiatria infantile all’Università Federico II di Napoli, che ha accettato un colloquio con Sonar.
“Può essere molto utile attuare un programma giornaliero per pianificare e svolgere le attività nel corso della giornata, mantenendo la differenza tra i giorni lavorativi, in cui i ritmi sono più organizzati e le attività più strutturate, ed il fine settimana, durante il quale invece si può godere di più libertà”.
I bambini, dunque, vanno coinvolti “nella preparazione del programma che dovrà indicare gli orari dei diversi momenti ed essere appeso nella stanza della casa più utilizzata. E’ bene, poi, rispettare quanto deciso, pur mantenendo una giusta dose di elasticità”.
La rete: utilità e tempi
Durante il periodo di quarantena le critiche mosse da molti agli strumenti tecnologici che ci interconnettono paiono molto indebolite. Questi mezzi “stanno evidenziando il loro aspetto vantaggioso, consentendo di mantenerci in contatto e favorendo così la prevenzione del rischio legato a un eccessivo isolamento”.
Scongiurato, insomma, il pericolo che il distanziamento si tramuti in “solitudine ed isolamento prolungati, potenzialmente dannosi”, resta il tema del tempo passato online dai bambini. “Consiglio di scegliere dei momenti precisi della giornata per effettuare le videochiamate, inserendo questo tipo di attività nel planning giornaliero in cui oltre alle attività in remoto, vanno assolutamente inserite quelle di svago e di contatto reale, mediato dagli adulti di riferimento”.
Concentrarsi su informazioni vere e positive
Un tema delicato è quello del flusso apparentemente irrefrenabile di informazioni negative (contagiati, intubati, morti) che giungono anche ai bambini. “È importante non esporre i bambini o sovraesporli a immagini e notizie non adatte al loro livello di comprensione. Questa abitudine, sottopone i bambini ad un possibile aumento dello stress, in quanto non hanno le strategie cognitive utili a gestire sia l’esposizione a tali informazioni, che le emozioni suscitate da queste. È opportuno – prosegue la professoressa Bravaccio – non vedere la TV durante il giorno e non controllare continuamente il cellulare, scegliendo di aggiornarci quando i piccoli sono impegnati altrove o dormono.
È importante che i bambini ricevano dai propri adulti di riferimento informazioni chiare e soprattutto vere, selezionate in base all’età, così da garantirne la piena comprensione. Bisogna orientare le spiegazioni sugli aspetti positivi: ciò che si sta facendo per combattere questa situazione e quante persone stanno lavorando per questo. I piccoli così possono rassicurarsi e continuare a fare le cose da bambini”.
Emozioni intense, fondamentali i caregiver
La pandemia da coronavirus ha sconvolto i sentimenti di un’amplissima parte della popolazione mondiale. La sicurezza inconscia che il livello di sviluppo ci avesse immunizzato dal pericolo di epidemie si è rivelata fallace. La sensazione di invulnerabilità si è frantumata, dando spazio a emozioni note, ma inattese.
“Non ci sono poche emozioni in ballo di fronte a circostanze del genere, le prime sono certamente l’ansia e la paura: la paura perché siamo davvero di fronte e nel mezzo di un pericolo reale; l’ansia perché le informazioni e le conoscenze in relazione all’epidemia e alla sua pericolosità continuano purtroppo ad essere talvolta poco definite, alimentando uno spiacevole senso di incertezza. Questa condizione, molto probabilmente, potrebbe ricreare un impatto sull’organizzazione psichica dei bambini. In questa fase il ruolo che i caregiver (letteralmente, prestatori di cura) hanno sulla salute mentale dei minori appare fondamentale sul piano prognostico futuro“.
Didattica a distanza e apprendimento solitario
E’ molto dibattuto tra allievi e docenti il tema della didattica a distanza, giacché, al momento, non si prevede la ripresa dell’attività didattica in aula. In questa fase “è necessario implementare, da parte del genitore, attività interdisciplinari che aumentino l’interesse dei bambini. Ad esempio, attraverso l’uso di attività congiunte con i compagni di classe, da effettuarsi via social network: attività cartellonistiche, di tipo manuale, e così via. In questo modo, la condizione di isolamento viene in parte superata, così come la meccanica condizione di apprendimento solitario e forzato. Ovviamente, quanto detto vale ancora di più, per quei bambini delle prime classi della scuola primaria che si trovano nelle prime fasi della gestione del mondo scolastico”.