Madre natura e il ministero degli esteri

Prosit!

Oramai la primavera sta srotolando il suo broccato di fiori e madre natura ci offre le prime fragranze come un prezioso distillato di sapienza. 

Ci dà un fiore per sussurrarci l’incessante lavoro del suo regno, un colore a cadenzare le stagioni, un frutto a sedurci per assicurarsi la stirpe vegetale, un seme come scrigno di un mondo futuro.

Madre natura continua incessantemente a celare i suoi segreti e mentre ci dona tutta se stessa continua tuttavia a perpetuare il suo mistero. Riesce a spostare il segreto della vita dal passato al futuro, ci confonde con i suoi ritmi e sorride della nostra narrazione letteraria e scientifica. 

Sarà tutto vero ciò che di lei il genere umano tenta di documentare e studiare? 

Chi ama la scienza intuisce facilmente che madre natura esercita il suo ministero come la splendida Flora di Villa Arianna. Aggraziata figura femminile dell’affresco in stile pompeiano in Stabiae, Flora volge a noi le spalle con lo sguardo di lato. 

Cela il suo volto e generosa arricchisce il vicino arbusto con minuti boccioli, raccogliendoli bianchi da una cesta. Mantiene delicatamente su un braccio un drappo bianco e sopra vi poggia la cesta carica di fiori. Con l’altro braccio va avanti a punteggiare di corolle i rami.

Ma forse è Flora che invece raccoglie i fiori? 

Il pittore ci regala uno splendido fotogramma e lascia dunque a noi l’interpretazione. 

Chi ama la scienza sa benissimo come l’ambivalenza pervada il cosmo. La luce è sia onda che particella. Flora raccoglie oppure riempie di fiori gli arbusti? D’altronde, essa è una dea e “a ragione” ha il potere mitologico di vestire di colore le piante. 

Alcuni potrebbero propendere per una versione, altri per l’altra. Si potrebbe aprire un bel dibattito e, per esempio, io potrei dire: “Guarda bene i fiori, sono piccoli e il rametto reciso non è poi così lungo al di sotto della corolla, quindi è Flora che li poggia sull’arbusto, prendendoli dalla sua cornucopia”.

Tu invece potresti dire: “Ma no! E’ chiaro, è Flora che raccoglie i fiori. Guarda la cesta, i fiori bianchi vanno oltre il bordo e quindi i rami sono necessariamente lunghi: la dea della primavera li ha riposti con cura nella cesta dopo che lei stessa li ha recisi dalla pianta”.

E mentre noi difendiamo e propagandiamo l’una o l’altra visione, madre natura sorride benevola delle nostre animate narrazioni e beffarda ci inebria di esteri. Esteri talmente profumati che anche Flora non porge mai i boccioli vicino al naso. 

Osserva come sono aperte le braccia nell’affresco di Villa Arianna, in più la testa è volta dalla parte opposta della cornucopia proprio per il gran profumo. 

Forse di gelsomini? Chissà… 

Sarà questo il vero messaggio che questa dea, muta da millenni, vuole all’improvviso sussurrarci da questo affresco? Vuole forse riaffermare il messaggio del mistero della vita in un fotogramma che moltiplica l’ambivalenza, il dubbio? 

Flora ci seduce con i suoi fiori, ma non si volta a noi; Flora, intenta con le braccia nel suo ministero, non ci invita mai a scrutare il suo volto, a decifrare le vera successione dei suoi gesti. Non c’è un prima che valga più di un dopo. 

La valenza è affidata a noi mentre rimaniamo storditi dal profumo.

Ebbene sì, stiamo parlando di esteri, di piccole molecole minuziosamente classificate in chimica organica e di un ministero millenario: un alto ufficio che solo madre natura poteva assumere per confonderci con aromi preziosi, composti chimici rari, delicati e a volte intensi, effimere essenze che aleggiano solo in alcune ore della giornata e solo per pochi giorni.

Quando studiavo chimica all’ateneo federiciano ho imparato che per  proteggere un gruppo carbossilico bisognava trasmutarlo in un’estere e se mi permettete di scriverlo nel mio alfabeto, bisognava passare da COOH a COOCH

Questa strategia aveva il compito di preservare la funzione carbossilica (-COOH) per modificare con altre reazioni la molecola cui apparteneva. Solo alla fine l’estere (COOCH3 ) veniva sottoposto a blanda idrolisi e il gruppo carbossilico (COOH) sgusciava di nuovo prepotente, una volta che parte della struttura cui apparteneva era stata oramai aggiornata.

Successivamente, ho imparato meglio al “Negri” che questa è anche un’ottima tattica per modificare un farmaco e facilitarne l’assorbimento. In sostanza, con tale modificazione la molecola scavalca meglio le barriere fisiologiche del corpo e poi una volta entrata in esso torna alla sua vera natura, regalandoci il gruppo-COOH e la sua vera attività farmacologica. 

Quando invece arriva la novella stagione apprezzo gli esteri quali molecole odorose di corolle appena sbocciate e penso come madre natura provveda con il suo ministero alla creazione di fragranze che invece noi umani riusciamo a imitare solo dopo notevoli tentativi di sintesi chimica, con un processo complesso ed intorcinato.

La primavera è davvero la più vivace manifestazione della natura, una vera rivoluzione. Il pianeta terra ritorna nello stesso punto dell’orbita ellittica e come ogni anno, ecco che di nuovo la linfa vitale scorre veloce nelle piante. 

Flora si risveglia e con la sua millenaria novità ci stupisce. La sua freschezza antichissima ci stimola a pensare che ciò che per noi è Scienza è per lei Natura, ciò che per noi è razionale è per lei spontaneo. 

Tentiamo di chiarirne le azioni con le nostre riflessioni, però raccogliamo ancora più misteri. Setacciamo tra le nostre intuizioni le più plausibili e costruiamo un nostro ragionamento per poi cadere ancor di più nel dubbio.

Ma forse dovremmo soltanto gioire senza trovare a tutti i costi una collocazione o un motivo ad ogni cosa e avvicinare invece un fiore per odorarne l’effimera fragranza.

Prosit!

Per chi volesse leggere una notizia molto curiosa riguardo un misterioso profumo a Manhattan ecco il link di un articolo del New York Times del 2005.