Serie A: allo stadio senza stampelle. Perché?
Le squadre che non vogliono tifosi con le stampelle
Sei squadre di serie A impediscono l’ingresso allo stadio ai tifosi che camminano con le stampelle, sotto gli occhi delle forze dell’ordine, ignave per legge.
Inter, Lazio, Lecce, Milan, Napoli e Salernitana nei regolamenti d’uso degli stadi espressamente assimilano le stampelle a mazze da baseball, fibbie, bastoni e altri oggetti astrattamente capaci di offendere, disponendone il divieto di introduzione negli impianti.
Inter e Milan prevedono che gli steward “possano” negare l’accesso “in presenza di elementi che facciano fondatamente ritenere possibile la destinazione ad usi impropri di tali oggetti e strumenti (stampelle e ausili, ndr)”. In realtà, però, non vi è alcuna valutazione concreta. Solo repingimenti.
Chi sono gli steward che respingono?
Ad eccezione della Juventus, tutte le società di serie A affidano il servizio di regolazione degli accessi a società terze che si servono di lavoratori interinali. La paga netta per ciascuno steward, per ogni partita, con un impegno tra le sei e le sette ore, oscilla tra i 36 e i 70 euro, in base all’inquadramento gerarchico (articolato su cinque livelli: delegato gestione eventi, responsabile di funzione, responsabile di settore, capo di unità – uno ogni 20 – e unità). Persone, quindi, poco motivate, formate per filtrare e limitare al massimo le situazioni di rischio, che si limitano a respingere, intimando: «Le stampelle non possono entrare!», infischiandosene che senza stampelle lo sventurato non riesca camminare.
Il divieto di introdurre l’oggetto, così, diviene divieto di ingresso per il soggetto. Una vera e propria discriminazione, legalizzata per altro.
Il nazismo dell’Inter tollerato dal Sindaco Sala
L’Inter (squadra, ahimè, del cuore del redattore zoppo di questo articolo) non ha remore a precisare che il divieto è una vera e propria discriminazione e affigge ai cancelli del Meazza la figura barrata in rosso di un uomo stilizzato che cammina con le stampelle. Immagine raccapricciante che evoca altri stemmi discriminanti.
Lega A, Figc, Prefettura tollerano e, benché richieste di assumere una posizione, nulla dichiarano in merito. Anche il Comune di Milano, proprietario dello stadio, che abbiamo provato a interpellare, al pari di tutte le autorità e società citate, di tutti i Sindaci delle città in cui si registra la discriminazione, non ha nulla da dire o ridire.
I finti temperamenti di Napoli, Lazio, Lecce e Salernitana
Napoli, Lazio, Lecce e Salernitana prevedono temperamenti al divieto sotto forma di speciali autorizzazioni. Nel caso del Napoli e del Lecce solo in caso di infortunio occorso dopo l’acquisto del biglietto. Si tratta, di autorizzazioni non disciplinate e rimesse all’insindacabile parere delle società o del GOS. Abbiamo provato insistentemente a chiedere lumi alla Lazio senza ottenere risposta alcuna. Che non siano norme finalizzate solo ad evitare il rimborso di biglietto? A pensar male si fa peccato, ma spesso si ha ragione.
Il Monza dà lezioni di diritto. Civiltà a Firenze
Il Lecce ci ha dichiarato di ritenere il divieto finalizzato a offrire una migliore accoglienza ai disabili. Questi, infatti, possono ottenere l’assegnazione di un posto gratuito nel settore accessibile dello stadio.
La tesi è eccentrica. Il perché ce lo spiega bene il Monza, uno dei pochi club che ha accettato di parlare del tema: «garantiamo la fruizione degli eventi sportivi ai cittadini che hanno necessità delle stampelle, come peraltro stabilito dalla Convenzione dell’ONU sui diritti delle persone con disabilità. Siamo consapevoli delle esigenze di ordine pubblico e di sicurezza e per tale motivo i nostri steward hanno la facoltà di chiedere ai possessori di un titolo di accesso che utilizzano stampelle e altri accessori di mostrare copia della certificazione medica attestante tale necessità».
Dunque, le esigenze di sicurezza e quelle di rispetto dei diritti dei disabili e di tutte le persone, anche temporaneamente impedite nella deambulazione, possono essere contemperate con una norma di buon senso. La stessa regola è adottata da Bologna e Udinese. Queste società, pur tuttavia, inspiegabilmente, precisano che la necessità dell’utilizzo delle stampelle debba essere temporaneo.
La Fiorentina, invece, ha espressamente dichiarato di non porre limiti all’ingresso di persone con stampelle in qualsiasi settore dello stadio.
Perché le forze dell’ordine non possono intervenire?
Gli aspetti da considerare sono due.
Il primo riguarda i regolamenti d’uso degli stadi. Si tratta di atti predisposti dalle società e approvati dal Gruppo Operativo Sicurezza, istituito presso la questura delle città interessate. Ne fanno parte il Questore, l’ASL, la Polizia municipale, la società sportiva, la società incaricata della sicurezza. Le norme che consentono la discriminazione hanno, dunque, il placet delle massime autorità.
L’altro aspetto riguarda la legge relativa alla sicurezza negli stadi. Questa demanda alle società sportive l’esclusiva competenza in ordine alla regolazione degli accessi agli impianti.
È per questo che le forze dell’ordine devono assistere inerti al respingimento ai cancelli dei tifosi con stampelle.
Insomma, a Lecce, Napoli, Milano, Roma e Salerno gli zoppi devono stare alla larga degli stadi. Per legge.