L’illusione dell’illusionista Carlisle
Stanton Carlisle (Bradley Cooper, capace di mutare radicalmente, e sempre alla perfezione, tre diverse e discordi fasi della vita di Carlisle) è diseredato, cinico, sfacciato, bellissimo.
Si lascia alle spalle una morte (alla fine del film, per chi non lo capisce prima, si scoprirà chi muore) e una casa incendiata.
Brucia in lui il passato pesante e la fiamma dell’ambizione. Passa, spavaldo e abile, dal fango delle fiere dell’America profonda degli anni ’40 ai legni pregiati della higher class metropolitana. Ingenua, spietata, ricca. Pubblicamente potente quanto segretamente dolente.
SIcuro di poter dominare tutto, Carlisle altresì passa dalle mani ardite della veggente Zeena (Toni Collette) alle braccia affettuose della collega illusionista Molly (Rooney Mara), alle labbra perfide della psicoterapeuta (una algida, fatale e strepitosa Cate Blanchett).
Finisce come è inevitabile per chi, troppo audace, si illude non esista limite alle proprie abilità e alla buona sorte. Nel caso, declinabile come l’illusione dell’illusionista.
Il film è tratto dal romanzo, pubblicato nel 1946, Nightmare alley di William Lindsay Gresham, tradotto ed edito in Italia da Sellerio proprio in concomitanza con l’uscita del film.
Sceneggiatura e montaggio, perfetti, mantengono il ritmo sospeso come su una lama, e senza mai cadere, tra quel che risulterebbe lento e ciò che sarebbe sbrigativo.
Gli altri attori (Ron Perlman, David Strathairn, Willem Dafoe) non tradiscono la fama.
Scenografie curatissime, fantasmagoriche per gli appassionati (come noi) dell’art déco.
A gennaio (è uscito il 27) già uno dei più bei film dell’anno.
La fiera delle illusioni (2021)
regia di Guillermo del Toro
durata 2h 30min