Un altro giro d’alcol per vivere meglio
Quattro uomini: maturi, colleghi, amici. L’ordinario della vita tra menage appesantiti e indeboliti, introspezioni, incomprensioni, fragilità, lavoro senza stimoli.
L’ennesima ovvietà spacciata per ricerca scientifica: l’uomo è afflitto, letteralmente, da un deficit di tasso alcolico. Una frazione percentuale in più e la vita appare meno grama e cupa. Toh, chi l’avrebbe mai detto.
L’avallo scientifico induce i quattro, già inclini al bicchiere, soverchiati dal grigiore dell’esistenza, a decidere di sperimentare su se stessi la stravagante quanto banale teoria. L’esperimento dà i risultati attesi. Poi, inevitabilmente, si spinge troppo oltre. L’alcol in eccesso fa male, toh. Alle relazioni sociali oltre che alla salute.
Tutto scontato, sembrerebbe. Anzi, è. Sennonché la sceneggiatura è ben costruita, gli attori sono bravi, il montaggio è incalzante, le scenografie belle e talora bellissime (le case, il bosco), la colonna sonora coinvolgente, la regia senza sbavature.
Un film che non pretende insegnare né ammonire. Tantomeno approfondire. Vinterberg racconta un storia e lo fa bene. Regala due ore di alcol cinematografico. Una dose necessaria per ricordare che il cinema di puro intrattenimento può essere fatto bene lontano dalle major, fuori dagli schemi e dai temi più ovvi.
Si attraversano senza scossoni, con armonia, diversi registri, il drammatico, il tragico, il goliardico, l’ironico e fianco il satirico. Si ride, interrogandosi se sia il caso di farlo dopo aver quasi versato la lacrimuccia un attimo prima, così come, appunto, scorre la gocciolina dopo aver sorriso.
E anche il finale riesce ad essere lieto, un attimo dopo la tragedia.
Nel cupo monocorde del moralismo e del conformismo, un film inondato d’alcol, col prof che salva lo studente insicuro, facendolo bere vodka nel mezzo di un esame. Proprio al termine dell’anno avviato col monito antialcolico della preside.
C’è del dissacrante, ma soave, non conflittuale.
Nulla di meglio per tornare al cinema dopo la clausura e la chiusura pandemia.