Inter, uno scudetto per caso
L’Inter ha vinto ieri, da ferma, aveva giocato sabato, il suo 19° scudetto.
Ha impiegato 11 anni per sconquassare la squadra del triplete, rifondassi e rivincere.
Undici anni, undici trainer, di cui dieci in nove anni, tre proprietà, di cui due asiatiche.
I Zhang hanno impresso una svolta manageriale e finanziaria decisiva. Il giovanissimo Steven si è trasferito a Milano, ha saputo mediare epurazioni e rinnovamento con scelte intelligenti per i ruoli chiave.
Sinché è stato funzionale al governo cinese, anche gli investimenti con denari liquidi e sonanti non sono mancati. Con la famiglia Zhang l’Inter aveva iniziato a far crescere anche il fatturato. Poi è arrivata la pandemia…
Se i numeri sono indiscutibili, le decisioni tecniche e i risultati sportivi sono, nel calcio, come in genere nello sport, aleatori. Le analisi dipendono dai risultati che a loro volta sono influenzati anche da fattori casuali.
E allora, a dispetto della fama di Marotta e Conte, e del successo della squadra, va detto che il caso (crisi finanziaria indotta anche dalla pandemia) ha voluto che l’Inter a gennaio non riuscisse a sloggiare Christian Eriksen. L’aveva preso a gennaio 2020 per 20 milioni, sarebbe stato svincolato sei mesi dopo, per dare una svolta qualitativa a un centrocampo macchinoso.
Per un anno Conte l’ha tenuto in panchina, preferendogli sistematicamente l’incontrista dai piedi ruvidi e dai takle vigorosi, Roberto Gagliardini.
Non paga, l’accoppiata Conte – Marotta concentrava gli sforzi di mercato su due brizzolati, relegati ai margini delle relative squadre: Aleksandr Kolarov e Arturo Vidal. È grazie alla perseveranza diabolica di Conte nel far giocare i nonnini di cui sopra che l’inter ha iniziato il campionato incassando caterve di gol. Per la stessa perseveranza è stata eliminata nella prima fase della Champion’s League, arrivando ultima in un girone molto più che abbordabile.
La svolta nel gioco nerazzurro e nell’equilibrio della squadra è arrivata a gennaio quando ogni apparizione di Vidal è divenuta più che imbarazzante ed Eriksen non è partito.
A quel punto Conte, che era dietro in classifica, ha capito che era il caso di giocare la carta danese.
Ha risistemato la squadra che ha trovato equilibrio e accresciuto la qualità della costruzione di gioco. Guarda caso sono proprio di Eriksen i gol che hanno suggellato il sorpasso nerazzurro sui cugini rossoneri e la vittoria dello scudetto con il successo a Crotone.
Sparate le verità che la palude giornalistica nostrana non osa dire, possiamo anche celebrare i meriti del duo oggi in gloria.
Lukaku è stato dirompente per due stagioni e Conte lo aveva dichiarato obiettivo di mercato imprescindibile, rinunciando a Icardi che è finito in naftalina anche a Parigi.
Dai tempi di Maicon l’Inter non aveva un terzino destro degno del ruolo e delle ambizioni. Hakimi è stato un investimento felicissimo.
Bastoni e Barella sotto la guida del tecnico cotonato hanno acquisito maturità tecnica e disciplina tattica. Brozovic è stato a lungo riadattato a regista basso e domato nelle sue intemperanze caratteriali che sconfinavano in intemperanze tattiche.
Ma il più grande risultato di Conte in casa nerazzurra è stato l’aver reso coeso e solido come un blocco di calcestruzzo un gruppo che pareva caratterizzato da psicolabilità. Tremori visibili a ogni gol subito, incapacità di difendere il risultato.
L’Inter che ieri ha vinto lo scudetto ostenta sicurezza e compattezza che sotto le vesti nerazzurre è rara da apprezzare. Questo obiettivo Conte lo ha perseguito dal primo giorno, da quando ha ordinato l’archiviazione dell’inno Pazza Inter.
Conte ha trasformato i pazzi in un gruppo di francescani ortodossi della regola contiana.
Sia Conte che Marotta nelle ultime dichiarazioni rilasciate prima della vittoria dello scudetto hanno parlato di ciclo. Vogliono continuare a vincere a Milano, replicare e consolidare il successo di quest’anno. Magari estenderlo a livello europeo, contesto in cui il tecnico leccese non è mai stato vincente.
Grava su questa buona volontà l’incognita della disastrata situazione finanziaria della società e il rischio di un cambio del gruppo di comando. Staremo a vedere.
Per ora, complimenti alla FC Inter, società, dirigenti, trainer, staff atletico, calciatori.