Positivo multato perché zappava. Forse sognava

Un titolo di cronaca, di una locale testata online, recita: «Positivo al covid beccato fuori a lavorare la terra: denunciato 47enne».

Svolgimento.

Lo trovo un titolo straordinario, cifra del tempo che viviamo. L’utilizzo sapiente del verbo “beccare”, nel senso figurato di cogliere di sorpresa, e non letterale di colpire col becco.

La specifica avverbiale “fuori” è il dolus: scrivere “beccato a lavorare” sarebbe stato fuorviante, troppo paradossale, quasi connivente. Il titolista ci ricorda che la terra è stata lavorata fuori, e non dentro, per scrupolo deontologico di cronaca e per sottolineare la gravità del fatto.

Il fuori fa scattare la denuncia. Il reato, infatti, è che il 47enne è uscito pur essendo positivo, quindi violando il divieto di mobilità dalla propria abitazione. Era nella sua terra, tra i suoi animali. L’articolo non specifica se ci fossero altri umani con lui. Può aver incontrato qualcuno nel tragitto. E se esce per lavorare (addirittura), a maggior ragione uscirebbe per cazzeggiare. Giusto.

Resta il fatto che le disposizioni vanno rispettate sempre. Questa è una postilla che inserisco per tutelarmi da critiche etiche e dall’algoritmo censorio della Rete. Altra precisazione cautelativa: le forze dell’ordine stavano facendo solo il proprio dovere.
Molto probabilmente a seguito di una delazione. Altrettanto probabilmente anonima, a meno che non fossero così zelanti da controllare tutti coloro che lavorano la terra (il che, beninteso, potrebbe essere).

Il 47enne è stato superficiale e sicuramente (insisto) ha violato la normativa vigente. È uscito per lavorare nella sua terra e coi suoi animali, forse per svago. Forse per bisogno. Forse perché, tutto sommato, si sentiva bene, uno tra i tanti miliardi di asintomatici o paucisintomatici, e se tali davvero pauci, che ci sono in giro.

Ma questo non lo giustifica, perché un asintomatico può infettare (precisazione medica) e poi il suo gesto è uno schiaffo alle regole (precisazione legale), uno schiaffo a coloro che le seguono e soprattutto alle vittime (precisazione etica), un azzardo riprovevole (precisazione umana).

Ma forse, suggerisco, la sua mente era obnubilata da quella ennesima, nuova malattia che i giornali e gli scienziati chiamano, romanticamente, long covid. Il long covid, dicono, causa per mesi disturbi cognitivi e dell’umore. Forse è uscito senza rendersene conto, stava zappando credendo di sognare. Ecco, questa potrebbe essere un’ottima arma per la difesa, a mio parere. Gogol ci avrebbe scritto un magnifico romanzo.

Fine.