Sul campo e fuori, la Serie A vista dallo Scarpino
Zlatan Ibrahimovic è ultraumano in campo, al suo cospetto Cristiano Ronaldo assume le sembianze di un buon atleta. Zlatan ha forza e sicumera da imperatore. E impera, senza pietà.
Il primato tra i cannonieri e tra i condottieri è suo. Il primato in classifica per tre quarti pure è suo.
Il Diavolo, per il resto, è un team di onesti gregari, due o tre zirconi, un brillante (Donnarumma). Pioli, coerente, li ha ben assemblati e poi lascia fare a Zlatan. Per ora la giostra regge grazie ai soli otto gol subiti. La solidità della squadra resterà, ma nel campionato dalla media gol stellare non è detto basti. Dei 19 segnati, più della metà sono dell’Imperatore che ieri è uscito malmesso.
Tra i terrestri, al termine della giornata 8, siamo ancora all’abbrivio, la copertina va riconosciuta a De Zerbi. Il trainer tanto temperato nei toni, quanto sfarzoso nel gioco assegnato al suo gruppo.
Ieri gli emiliani hanno sbancato il Bentegodi, campo patrio di un’Hellas tanto tosta quanto sterile. Il Sassuolo gioca bene, ha un ottimo reparto difensivo, è equilibrato e sfrontato il giusto. È presto per giudizi e pronostici, ma i tortelli sono avviati a prendere il posto dei casoncelli bergamaschi.
L’Atalanta è imbolsita, ha chiuso addirittura senza reti la trasferta nel levante liguro. Nell’ultimo mese, in quattro gare di campionato, ha segnato 5 reti, poco più di una a partita. L’anno scorso ha chiuso il campionato con una media di 2,58.
Il ritmo di Torino e Fiorentina è quello di un tamburo funebre. I viola perdono in casa per mano di un Benevento saggio (seconda partita senza palloni alle spalle di Montipò) e pagano un assemblaggio di rosa alquanto approssimativo dalla tre quarti in giù. Vlahovic, Kuoamé, Ribery, Cutrone, Saponara frullati e mantecati non fanno mezzo Immobile.
Meravigliosa prodezza, per atletismo, scelta di posizione e tempo, il gol di quest’ultimo a Crotone.
In fondo resta arenato un Torino molto più che mediocre, in vantaggio a San Siro per le consuete approssimazioni della squadra del signor 12 milioni di stipendio e zero gioco, mister Antonio Conte. Eccezion fatta per Barella e Lukaku, non c’è un solo nerazzurro che giochi all’altezza delle sue doti. Zhang, Marotta e Conte decisero di sopprimere l’inno Pazza Inter perché avevano in animo di vaccinare il team dalla sua pazzia. Non ci sono riusciti e ieri se ne è avuta ennesima evidenza.
Una Juventus convincente, batte un Cagliari svogliato e fragile .
Fuori dal campo, in settimana Paolo Dal Pino ha consolidato il suo obiettivo di rivoluzionare la Serie A, affrancandola dalle meschinità di presidenti padroni, abili imprenditori immuni al business management (Lotito della Lazio e Vigorito del Benevento non hanno mancato di far rilevare la propria arretratezza manageriale) .
I nuovi soci (CVC Capital Partners, Advent e FSI) della media company della serie A verseranno 1,7 miliardi di euro per il 10%. Dal Pino ha inventato dal nulla un modello di business ed è riuscito a far valutare la Serie A 17 miliardi di euro. Non è poco.