Voto Usa, scenario post elezioni
Mentre il candidato democratico Joe Biden vince le elezioni e il presidente uscente Donald Trump promette battaglie legali, a far luce su ciò che avverrà sono alcuni riferimenti normativi chiari e inconfutabili.
Se il conteggio dei voti confermasse l’elezione di Biden, il mandato di Donald Trump terminerà a mezzogiorno del 20 gennaio 2021, momento in cui la presidenza passerà ufficialmente al candidato democratico. Di conseguenza tutto l’apparato amministrativo, compresi i servizi segreti, passeranno sotto la sua leadership. E in termini legali, il presidente uscente potrebbe fare poco per mantenere il potere. Tuttavia alcuni esperti fanno notare che la Costituzione americana non offre garanzie dirette per assicurare una transizione pacifica tra un presidente e il suo successore e presume che tutti i candidati coinvolti in un’elezione condividano l’impegno a rispettare il risultato.
Nello scenario in cui il conteggio dei voti non portasse a un vincitore, il dodicesimo emendamento della Costituzione prevede che sia la Camera a eleggere il prossimo presidente e il Senato sceglierebbe il vicepresidente. Il partito con più seggi alla Camera determinerebbe il voto presidenziale. In questo caso quindi, c’è da aspettarsi che avremo Joe Biden alla presidenza, e Mike Pence alla vicepresidenza. Un’altro evento che contribuirebbe non poco all’eccezionalità storica di queste elezioni.
Nello scenario in cui non si arrivasse alla nomina di un presidente entro il giorno dell’inaugurazione, Nancy Pelosi, presidente della Camera dei Rappresentanti, ne svolgerebbe temporaneamente le funzioni. La legge prevede infatti che in assenza di un presidente o di un vicepresidente sia lo speaker della Camera a prendere le redini del governo.
Il voto risolto dalla Corte Suprema, accadde nel 2000
Nelle elezioni presidenziali del 2000, il governatore del Texas George W. Bush sconfisse l’allora vicepresidente Al Gore, proprio in una battaglia giudiziaria, a seguito di un risultato con uno scarto di poche centinaia di voti in Florida, all’epoca governata dal fratello di Bush, e il cui numero di grandi elettori (oggi 29 in tutto) potevano appunto determinare la vittoria di uno dei candidati.
Dopo settimane di incertezza, la Florida fu assegnata ai Repubblicani con la decisione della Corte Suprema (5-4), che pose fine alle elezioni del 2000. In seguito, uno dei giudici, Sandra Day O’Connor ammise pubblicamente che con ogni probabilità era stato commesso un errore in quella scelta e in ogni caso i giudici scrissero che la sentenza non doveva essere utilizzata come un precedente.
Presidenti eletti dalla Camera, due precedenti storici
Nella storia degli Stati Uniti è successo due volte che la Camera eleggesse il presidente, dopo che nessun candidato avesse ottenuto la maggioranza alle elezioni, nel 1824 e nel 1876.
Nel 1824, a concorrere per la presidenza furono Andrew Jackson, John Quincy Adams, Henry Clay e William Crawford, ma nessuno ottenne la maggioranza elettorale e la Camera scelse Adams come presidente.
Nel 1876, dopo un caotico processo post-elettorale, il candidato del Partito Repubblicano Rutherford Hayes sconfisse l’esponente del Partito Democratico Samuel Tilden. Hayes promise ai democratici del Congresso che avrebbe posto fine all’occupazione militare degli Stati del Sud, arrivando così a quello che è venne definito il “Compromesso del 1877”. Uno dei casi più controversi della storia politica americana.