La noia ai tempi del COVID
Secondo Schopenhauer, la vita è un pendolo che oscilla fra noia e dolore. Oggi, per migliaia di giovani che hanno perso il lavoro, la vita è un pendolo che oscilla fra un curriculum inviato e una risposta che non arriva.
Il futuro appare quanto mai incerto, sia per chi cerca lavoro, sia per chi ne offre. Il risultato è che le ipotetiche aziende che dovrebbero assumere pubblicano annunci per cui ricevono centinaia di candidature, che però non vengono vagliate, e i candidati aspettano un colloquio di lavoro che non arriverà. È un tipo di rifiuto che non conosce precedenti, perché, di fatto, non si viene “rifiutati”, bensì non si viene proprio considerati.
Dunque, cosa fare? Leggere? Finire quel videogioco per cui non avevamo mai tempo? Guardare una nuova serie su Netflix? Quando lo svago diviene routine anch’esso è fonte di noia. E la cosa peggiore è il senso di colpa che l’accompagna: “Non dovrei fare questo. Dovrei tornare a essere un membro utile della società”. Allora leggiamo, giochiamo ai videogames, guardiamo l’ennesima serie TV, ma la mente è altrove. Ci distraiamo dalle nostre stesse distrazioni, e finiamo per non saperci più neanche divertire.
Per questo tantissimi disoccupati si sono rimboccati le maniche e hanno investito nella propria formazione. Su Linkedin molti ex professionisti adesso sfoggiano nuove scintillanti qualifiche e l’ulteriore beffa è che la piattaforma suggerisce ai disoccupati cose come “inserisci la tua attuale posizione di lavoro! I recruiters notano di più chi ha già un lavoro!!!”.
Secondo Baudelaire, la noia è il mostro più immondo e maligno nell’infame serraglio dei nostri vizi, perché non si scalmana con grandi grida, ma in uno sbadiglio ingoierebbe il mondo. Questo raffinato mostro che tu, lettore, mio simile, fratello, conosci bene, va schiacciato con l’azione. È questo che ha spinto tanti a viaggiare nei mesi successivi al lockdown. Ma per chi ha rimandato questo svago “dinamico”, neppure tale strada sembra più percorribile.
I nuovi casi di COVID-19 stanno aumentando e si teme un nuovo confinamento. Ecco perché chi pubblica annunci di lavoro non risponde alle candidature.
Allora che fare? Non possiamo cambiare ciò che non dipende da noi, ma possiamo pensare a quello che di bello ci è rimasto.
Possiamo mostrare un po’ di empatia per gli altri, cercare di comprendere le motivazioni di chi non assume e di chi non viene assunto. Possiamo inserire nella nostra routine (curriculum-lettera di presentazione-curriculum-film) un nuovo passatempo che, anziché distrarci, impegni la nostra mente. Qualcosa che dobbiamo imparare da zero e che faccia bene alla nostra anima, non solo al nostro curriculum.