Bill Gates, il coronavirus e le affinità elettive
Non abbiamo statistiche a riguardo, ma siamo abbastanza certi che ciascuno di noi, almeno una volta in questi ultimi quattro mesi, ha avuto contatto con qualche bizzarra teoria del complotto caratterizzata dalla longa manus di Bill Gates. Accusato dai cospirazionisti, in primis, di aver fabbricato in un laboratorio segreto il SarsCov2 allo scopo di arricchirsi con la conseguente produzione dei vaccini. In secondo luogo, di voler sfruttare la distribuzione dei vaccini per iniettare mercurio nelle vene dell’intera popolazione mondiale per poi collegare la stessa al 5G (?!) garantendosene il pieno controllo. In fine, a robotizzazione dell’umanità ultimata, di voler uccidere a piacimento l’essere umano-termometro di turno spingendo un pulsante in grado di procurare un’innalzamento letale della temperatura: un modo ingegnoso, tipico del piglio pionieristico della Silicon Valley, per risolvere il problema del sovrappopolazione del pianeta.
Bill Gates, in sostanza, nei modelli previsionali dei cospirazionisti, per chi non se ne fosse ancora accorto, potrebbe aver detronizzato Soros in via definitiva. Appollaiandosi sulle rive del fiume pandemico e attendendo, con la pazienza del visionario, di venderci un futuro fantascientifico interamente gestito dalle sue sapienti mani antropofobe.
Il tutto a partire da un TED talk del 2015 in cui metteva in guardia l’auditorium sul possibile arrivo di una pandemia. Un’evenienza, secondo il fondatore di Microsoft, che il genere umano avrebbe dovuto posizionare in cima alla propria gerarchia delle preoccupazioni, essendo per capacità distruttiva e per probabilità di concretizzazione ben più allarmante di una catastrofe nucleare.
Inutile dirlo, una specie di tempesta perfetta per gli sbavicchianti teorici del complotto. Consapevoli del potenziale paranoico insito nella vicinanza temporale tra l’allarme lanciato dal magnate e l’inverarsi delle sue parole. Un allarme che lo stesso magnate avrebbe lanciato platealmente, con invidiabile furbizia, per non farsi sgamare (?!).
Deduzione da profani: la prima regola del Conspiracy Club consiste nel ritenere più che accettabile, se non automatica, la contiguità tra l’autore di una previsione nefasta e il verificarsi della medesima. Esempio: se qualcuno ipotizza uno scenario drammatico e tale scenario si verifica, quel qualcuno avrà quasi sicuramente contribuito alla realizzazione di quello scenario. Soprattutto se quel qualcuno dispone di mezzi economici considerevoli. Soprattutto se quel qualcuno finanzia la ricerca per arginare la distruttività di un simile scenario.
E il Conspiracy Club, non dimentichiamolo, vanta una marea di iscritti. Non a caso il video del TED talk ha raggiunto in pochissime settimane milioni di views, scatenando innumerevoli ricostruzioni dietrologiche. Oltretutto, non sempre sgrammaticate, come si vorrebbe superficialmente credere nel tacciare di analfabetismo funzionale il complottista medio. Alcune addirittura colte. Si pensi a Diego Fusaro. Il cui turbocomplottismo, già pratico del piano Kalergi e del “sicario economico” Soros, non poteva lasciarsi sfuggire un secco “doti profetiche?” a proposito della corrispondenza tra il virus pandemico ipotetico descritto da Gates e il coronavirus con cui stiamo facendo i conti. Che poi le ultime pandemie siano state tutte provocate da virus respiratori analoghi a quello descritto dal fondatore di Microsoft, ovviamente, per il buon Fusaro, è un dettaglio di scarso rilievo.
Insomma, pare proprio che il complottismo ci accerchi, colpendo trasversalmente e in qualsiasi momento storico, persino in piena crisi sanitaria. Per dirla con un brillante paradosso di Eco: “Sembra che esista, periodicamente, una forza, e con ramificazioni in ogni dove, che cospira nell’ombra per diffondere l’idea dell’esistenza di una cospirazione”. In poche parole: la golden age dei No-vax è alle porte.