Sant’Antonio, Lotito e la LapoJuve in campo il 13 giugno

Sant’Antonio, miracolo: palla al centro e non più distanziata dalle piote aggraziate, sofisticate, argute, forbite, sciatte, ignoranti o tozze che siano. Il 13 giugno riparte il football italico con le semifinali di coppa Italia.

Il fodero di Spadafora riaccoglie la spada tirata fora dal Ministro, a mo’ di Kill Bill, per schivare le tempeste di virus pronte ad abbattersi sui ragazzotti pallonari. Resa!
Speriamo che il virus sia in ferie e che l’odor di giglio del santo padovano lo tenga distanziato.

Più che partite, ad ogni modo, saranno partitelle, più che in stadi si giocherà in auditorium. Il pubblico pagante, festante e urlante dovrà starsene in divano, non si sa se con la mascherina o senza né se sia possibile un assembramento curvocasalingo o ultrascalaslingo. Un calcio sanitizzato dal virus e sterilizzato da se stesso.
Cosa saranno le bombe, i dribbling, i lisci, gli svolazzi dei portieri appassionati di farfalle, i gol senza gli ohh, gli ahh, i boati e le bestemmie della famosa folla assiepata sugli spalti? Un amplesso al telefono, piacere di plastica.

Il pallone è adrenalina a ciclo biunivoco tra prato e pubblico, una corrente che parte dal campo, elettrizza gli spalti per tornare amplificata a generare nuova energia. Il calcio senza pubblico è una dinamo senza ruota.

Eppure c’è frenesia e attesa, cittì, fantacittì, bimbi, fanciulle, mamme e papà, pane e frittata già pronti davanti ai monitor per rianimare la passione dopo la crisi d’astinenza della quarantena. Ci riuscirà il calcio asettico? Basterà un sismografo per misurare la scossa al primo palo, rigore non dato, gol subito o gol fatto. Oltre il terzo grado della scala Richter sarà ritmo vitale.

Fuori dal campo, intanto, si pompa veleno nelle vene dei tifosi. Claudio Lotito è assalito da balle di letame incartate di rosa. Avrebbe detto, udite udite, “Juventus – Inter l’avete vista tutti“. Frase passata senza intoppi nel canale uditivo di chi usa i cotton fioc ogni mattina e automaticamente archiviata nella cartella “inutili” dell’encefalo. Le stesse parole son suonate perfide a orecchie perverse. Bocche audaci, che qualche maligno sospetta maleodoranti di Maasdammer e gianduia, hanno chiesto il deferimento del presidente biancoceleste.

Per superare una certa decorosa resistenza degli uffici federali è partita, allora, una nuova raffica di stabbio sempre in carta rosa: un millennio fa la Lazio ha passato qualche euro sottobanco a Zarate. Facile immaginare il rimbalzo dei malloppi puzzolenti sulle ramazze del pedagogo Lotito, imprecante in latino dalla cadenza romanesca. Ha minacciato querela. La carta rosa potrebbe finir marrone.

La Lazio, che in mezzo al campo ha uno degli esamble più deliziosi del pianeta pallonaro, toh, è l’unica vera contendente il titolo alla campionessa in pectore, la LapoJuve, un tempo Signora. Qual destino infame, qual decadenza ha condotto il dirupo dall’aristocratica, forbita e superba prosa dell’Avvocato, cui bastava una frase, uscendo dal Comunale, per annientare il prossimo, alla protervia alto-borghese dello strepitante Andreuccio, passando per il duo d’avanspettacolo Coglioni Gigli – Blanc? L’elegante Signora di Michel e Pinturicchio è finita nei friccilacci di Chiellini e Lapo.

In attesa che i gigli portino i golazi, continuiamo la ripetizione degli highlights delle partite precedenti. Dio abbia in gloria youtube.