Arnold e Montagnier: un passo indietro è meglio di un passo falso
L’avulsione del pensiero dall’agire è un pericolo reale, una tentazione forte ed è umano che la sicumera dei sapienti seduca poi di più della verità dell’azione, dei fatti.
Viene spontaneo allora considerare come cattivo esempio la recente condotta di Luc Montagnier, premio Nobel per la Medicina nel 2008 per la scoperta del virus dell’HIV.
Ma da cosa nasce oggi la motivazione del ricercatore?
Trae origine non tanto dal bisogno di produrre nuove idee volte al cambiamento, ma piuttosto dalla volontà di analizzare dei problemi che necessitano di una soluzione: lo scopo consiste nel migliorare delle situazioni tangibili e di farlo in modo collaborativo.
Il ricercatore si è evoluto in un’attivista, che in modo virtuoso, aperto e senza un’ipotesi prefigurata, verifica le idee iniziali con un processo iterativo.
Viene quasi naturale allora considerare come esempio lodevole il recente mea culpa di Frances Arnold, premio Nobel per la Chimica nel 2018 per le sue invenzioni nel campo dell’enzimologia.
Comportamento auspicabile per chi rappresenta davvero la scienza.
Veniamo al confronto tra i due Nobel che hanno svolto in maniera antitetica il compito dello scienziato, cioè il dovere di illuminare.
Frances Arnold è una stimata scienziata americana nota per aver creato enzimi capaci di sintetizzare vari tipi di specifiche molecole che vanno dai farmaci ai carburanti. Come lei stessa afferma, ha sfruttato il metodo che la natura utilizza da millenni, cioè l’evoluzione, per creare nuovi composti. La natura, quale migliore ingegnere biochimico esistente, è stata guidata per accelerare in laboratorio l’evoluzione degli enzimi e istruirli a svolgere compiti utili per la sintesi delle molecole desiderate.
Esemplare è stata l’onestà con cui Frances Arnold ha divulgato con un tweet la non riproducibilità di un esperimento (non relato alle ricerche da Nobel). Appare quasi disarmante la sua candida affermazione: “sono davvero dispiaciuta”, in un mondo, quale quello scientifico, che è ormai pieno di primedonne, persone disoneste e inventori sì, ma di dati.
La Arnold ha fatto un umile dietrofront per fare un balzo in avanti per chiarezza e moralità. E’ inciampata ma non ha ingannato, ha sbagliato ma non ha surrettiziamente manipolato risultati. Un esempio di pulizia, integrità intellettuale e deontologia professionale.
Luc Montagnier è un noto scienziato nato nella provincia francese che ha vissuto in tenera età la seconda guerra mondiale. Curioso fin da ragazzo, costruisce negli anni del liceo un laboratorio di chimica nella cantina di casa. Un vulcano di idee insomma, come indica il suo cognome, montanaro dell’Alvernia, terra ricca di crateri. Completa gli studi in Medicina e diventa assistente alla Sorbonne a soli 23 anni. A lui si deve la scoperta dell’enzima che segnala la moltiplicazione del retrovirus HIV che poi è stato accertato essere l’agente eziologico dell’AIDS.
Irresponsabile è stata la leggerezza con cui Luc Montagnier si è appropriato del nobile strumento della divulgazione per distorcere i fatti con il fascino della spettacolarizzazione, spifferando in TV non dati riservati o segreti da scoop, ma seducenti mistificazioni. Oggi la produzione di letteratura scientifica è vasta e fruibile: basta un attimo per smentire le sue ciarlatanerie pseudoscientifiche, stigmatizzate da tanti scienziati scrupolosi.
Montagnier ha commesso un passo falso. Ha scavalcato l’ostacolo necessario del giudizio ma non ha diffuso verità, ha parlato da affabulatore.
Ricercare, proprio perchè è un’attività umana, è un processo organico perfezionabile ed è certamente suscettibile di errori, come nel caso della Arnold, ma è paradossale che chi porta avanti un mestiere che produce un’analisi e delle conclusioni da condividere con il mondo, divulghi sospetti.
Nella ricerca non esiste la granitica certezza: si raggiunge una visione oggettiva del problema con l’accumularsi di conoscenze, tuttavia è inammissibile che la loquace sicumera travolga il raziocinio, che il sapiente travalichi la scienza.
Per Seneca non tutte le tempeste arrivano per distruggerci la vita, alcune arrivano per pulire il nostro cammino.
Per Frances Arnold l’inciampo ha davvero pulito il suo sentiero e il nostro; ci stimola con l’esempio di ricercatore attivista a correggere il ciclo della conoscenza, nel culto del vero.
Al contrario Luc Montagnier confonde ad arte Zefiro per Eolo, scatena burrasca, ignora la propria attività scientifica e ci regala inutili affanni sedotto da una unica preoccupazione: il culto della personalità.
Benvenuti nell’umanissima Scienza 0.0, tra spifferi ed umiltà.