Covid-19 cambia il corso delle nostre vite, a lungo termine. Ecco come.

L’ultimo numero di Fortune, attualmente in edicola negli USA, titola “L’economia al tempo del coronavirus. Come la pandemia sta ridisegnando ogni aspetto degli affari”.

L’articolo nelle pagine interne, che qui riproponiamo in sintesi, affronta diverse questioni, dai fattori che innescano la crisi dei consumi, a come il trauma che stiamo vivendo sia destinato a condizonare le scelte a lungo temine, per finire ai drammatici aspetti inerenti il futuro dei giovani.

Per chi lavora in prima linea nella crisi del coronavirus non c’è dubbio, è la paura il sentimento dominante. “Le persone sono terrorizzate“, dice il direttore esecutivo di Houston’s Southern Smoke Foundation, organizzazione che offre assistenza in occasione di sciagure.

La pandemia COVID-19 ha determinato uno sconvolgimento, intrecciando la paura di ammalarsi con quella per la propria condizione economica.

La minaccia è il disastro individuale e, in generale, delle nazioni. La grande sfida è superare entrambe le paure. Nell’economia moderna non c’è alcun manuale che indichi come farlo.

La paura, i minori guadagni e i licenziamenti determinano un calo di domanda che crea ulteriori crisi aziendali. Si determina così un circolo vizioso della domanda aggregata, dice Glenn Hubbard, capo dei consiglieri economici della Casa Bianca dal 2001 al 2003. Lo shock della domanda di consumi è senza precedenti. “Il problema è, dunque, alimentare la domanda di consumo delle famiglie“, afferma Matthew Slaughter, professore di International Business alla Tuck School of Business del Dartmouth College.

Tutto sta accadendo così velocemente che non si riesce nemmeno a elaborare dati statistici tempestivi. Sappiamo però che stiamo assistendo al più ripido crollo economico della storia moderna.

Durante la Grande Depressione del 1929, il PIL calò per 43 mesi consecutivi, alla fine riducendosi del 30%. Ora Morgan Stanley prevede un calo del 30% nel solo secondo trimestre.

Alimentare i consumi è necessario, ma distribuire soldi non è sufficiente. Il problema più grande è l’incertezza.

Rompere il circolo vizioso

I consumatori non spendono e gli imprenditori non producono se pensano che il peggio possa o debba ancora arrivare. Gli Usa per affrontare questo aspetto hanno previsto una misura detta Paycheck Protection Program: un prestito per le piccole imprese commisurato alle principali spese aziendali dei cinque mesi precedenti la crisi. Le aziende che ripristinano i livelli produttivi ante coronavirus ottengono l’abbuono del debito. (Va precisato che questa misura è anche finalizzata al mantenimento dei livelli occupazionali, non essendo prevista cassa integrazione negli USA).

In teoria è una ragionevole risposta politica per rompere il circolo vizioso.

Come in Italia il programma ha generato perplessità tra gli operatori. La Small Business Administration (una sorta di Invitalia statunitense), per altro, si è trovata del tutto impreparata a prestare in sole due settimane 10 volte il denaro normalmente erogato in un anno.

Ad aggravare il contesto c’è la preoccupazione che forse la pandemia non sarà sotto controllo entro il 30 giugno; in questo caso non ci saranno alternative tra far sprofondare l’economia o estendere il programma di aiuto, finanziandolo con stanziamenti miliardari.

Cicatrici di lungo termine

Non sappiamo come andrà. Ma possiamo dire con sufficiente sicurezza che questa traumatica esperienza cambierà il comportamento dei consumatori.

Nel breve termine chi avrà reddito cercherà di risparmiare il più possibile. Il sentimento dominante dei consumatori è la paura di perdita di controllo, e avere risparmi, anche pochi, si traduce in una sensazione di maggior controllo della situazione. Il denaro destinato alla spesa, sarà orientato sulle necessità primarie, perché allevia la sensazione di perdita di controllo averle soddisfatte.

Nel lungo termine, l’esperienza pandemica cambierà lo stile di consumo per decenni. “Saremo diversi“, afferma l’economista Ulrike Malmendier della Berkley University. “Saranno diverse le scelte di prodotto e quelle di consumo. Non è una questione economica, è neuroscienza“. Un’esperienza di crisi è profondamente emotiva e “le emozioni più forti restano ancorate più fortemente nei nostri ricordi“. “Cambia il nostro corso”.

In uno studio pionieristico del 2018 Malmendier e Shenin hanno evidenziato, per esempio, che, indipendentemente dal reddito, le famiglie esposte a situazioni di crisi consumano meno, anche meno cibo e comprano più articoli di qualità inferiore. Le stesse famiglie, inoltre, risparmiano di più. Questi effetti perdurano per anni prima di affievolirsi.

Conseguenze per i giovani

Un’altra scoperta chiave riguarda la potente influenza degli andamenti economici sul comportamento dei giovani. La risposta dei giovani ai cicli economici è particolarmente sensibile, essi aumentano e riducono i consumi molto più che adulti e anziani, rispettivamente nelle fasi di espansione e di crisi.

Per chi si laurea durante una crisi di queste proporzioni la prospettiva è quella di modesti guadagni per 10 anni. Altre ricerche rilevano che nel medio termine i laureati durante una recessione mediamente lavorano di più e guadagnano di meno, sono meno propensi a sposarsi, è più probabile che rimangano senza figli e soffrono più elevati tassi di mortalità. Su questo argomento Hannes Schwandt, della Northwestern University’s, afferma: “la cattiva sorte di lasciare la scuola durante tempi di crisi può indurre più elevati tassi di morte precoce e differenze permanenti in costanza di vita“. Se le tendenze passate si confermassero, “la pandemia potrebbe alterare la struttura dell’economia, riducendo i redditi della forza lavoro potenzialmente per anni”. La mancanza di disponibilità economiche, poi, potrà indurre alcuni a rinviare o abbandonare i propri piani di studio.

Sarebbe saggio, dunque, investire in incentivi che aiutino i giovani a terminare gli studi.

Geoff Colvin, il giornalista che ha firmato l’articolo di Fortune, conclude con messaggio di fiducia nella capacità degli esseri umani di sovvertire gli scenari disegnati dagli studiosi.

L’ingegno, la passione e l’energia degli uomini, infatti, superano le capacità previsionali di qualsiasi economista e sono ciò che ci fanno attraversare e superare i tempi duri. Non basta questa osservazione per dire che ci aspetta un futuro migliore, ma non dobbiamo dimenticare che essa è vera.

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