Il decoro e il bazooka di Sunak
Con il ricovero in terapia intensiva del Primo Ministro Boris Johnson, il governo inglese è affidato, al capo del gabinetto degli Esteri, Dominic Raab.
Già poche ore dopo il trasferimento di Johnson al St Thomas’ Hospital, rumors prontamente ripresi dalla stampa inglese riferivano di qualcosa più di un malumore serpeggiante nell’esecutivo britannico.
Raab, uno dei più fedeli fiancheggiatori di BoJo nella lunga e dura campagna per la Brexit, non è la figura politica preminente del Governo. Ben più peso hanno il responsabile della Sanità, Matt Hancock, e il trentanovenne Rishi Sunak, Cancellerie dello Scacchiere, omologo del nostro Ministro del Tesoro.
Quest’ultimo, in particolare, è in predicato di occupare a breve il 10 di Downing Street. Gli scommettitori britannici (oltremanica gli scommettitori pesano quanto i migliori sondaggisti), confermano, quotandolo favorito per il prossimo mandato.
Senza grande esperienza parlamentare, il giovane Sunak in soli due mesi di Governo – è stato nominato il 13 febbraio scorso – ha conquistato i sudditi e mietuto apprezzamenti dalla stampa mondiale.
Da dove dirama tanta potente luce a irradiare la pelle olivastra del giovane responsabile delle finanze del Regno di Sua Maestà?
Sono tre gli elementi che ne hanno decretato quella che per ora è una leadership latente e senza rivali plausibili (qualche maligno ha scritto “non ha avuto nemmeno il tempo di farsi i nemici”).
Primo, la storia personale
Il percorso che ha condotto Sunak alla poltrona di Cancelleriere dello Scacchiere (definizione evocativa che accresce il fascino della vicenda) pare essere vergato da un abile favolista per alimentare i miti e le suggestioni della società aperta e dell’ascensore sociale.
Figlio di immigrati indiani di seconda generazione, estrazione middle class. Il padre è un medico dei sobborghi, la madre farmacista. A proposito di loro scrive nella bio: “i miei genitori hanno fatto grandi sacrifici per farmi frequentare buone scuole“. Li ripaga, passando dal Winchester College a Stanford, in California, via Oxford. Lavora, poi, in banche d’affari ed Edge Funds.
Intanto suggella un irrinunciabile tassello nella costruzione di un immaginario fiabesco: sposa con sfarzosa cerimonia indiana di due giorni Akshata Murthy, imprenditrice dai variegati affari e figlia del magnate indiano Narayana Murthy.
Nel 2015 è eletto in Parlamento e da lì inizia la sua ascesa politica che lo porta prima alla carica di sottosegretario del Ministero del Tesoro e poi a occupare la prima poltrona dello stesso dicastero.
Secondo, il decoro
Il 20 marzo, quando il conto più triste dell’epidemia è fermo in Inghilterra a soli 177 decessi, annuncia un pacchetto di misure mai conosciute prima in quel paese. Si presenta in conferenza stampa con abito di taglio sopraffino, scuro ad esaltare la sagoma agile e slanciata, in contrasto col il volto sproporzionato, tozzo, imbruttito da orecchie giganti, e pronuncia una frase che non finirà al macero con i giornali su cui è stampata né negli archivi più remoti dei server dei media online: “we want to look back on this time and remember how we thought first of others and acted with decency“. Vogliamo che quando ci volteremo a rivedere questa fase della nostra storia, si ricordi che abbiamo pensato innanzitutto al prossimo e agito con decoro (decency).
Parole solide di responsabilità e consapevolezza, mirate a suscitare stupore e coinvolgimento emotivo, destinate a scolpirsi nella memoria collettiva. Parole che consolidano il valore politico di Sunak, emancipandolo da una percezione prettamente tecnica.
Terzo, conservatore ma…
La carriera politica di Sunak è tra i conservatori e il suo credo è convintamente liberista.
La sua vicenda al fianco di Johnson è stata segnata da scelte di campo sagaci e recise, in coerenza col suo stile. Quando ancora la Brexit non aveva pieni consensi tra i conservatori, prese posizione dichiarando: il mondo sta cambiando molto velocemente e la UE non è in grado di tenere il passo. L’estate scorsa, poi, ha speso ogni energia per Johnson, arrivando a sostenere che solo il biondo futuro Primo Ministro avrebbe potuto salvare i Tories dal grave pericolo di una sconfitta sulla Brexit.
A dispetto del suo radicamento culturale, con audacia e una certa dose di sfrontatezza, alla prima occasione ha gettato alle ortiche l’ortodossia conservatrice liberista.
Ha iniziato con le ferrovie, nazionalizzandole attraverso la sospensione temporanea tutte le concessioni esistenti, esito di un lavoro di privatizzazione avviato dalla Lady di Ferro, Margaret Tatcher, negli anni ’80.
Non pago, dopo poco ha annunciato con enfasi che per la prima volta nella sua storia il Governo inglese avrebbe saldato gli stipendi dei dipendenti privati.
Infine,dopo aver disciplinato la garanzia statale per i debiti delle imprese messe in ginocchio dalla pandemia, il 26 marzo scorso, ha disposto una cospicua sovvenzione (80% dei guadagni) per i lavoratori autonomi con reddito sino a 50.000 sterline.
Il Financial Times, preoccupato e quasi minaccioso, ha commentato: le scelte del Cancelliere imporranno decisioni difficili dopo il primo superamento della crisi originata dalla pandemia.
La ferragionosità UE e la Brexit
Le cronache dell’azione del Tesoro d’oltremanica generano una sgradevole sensazione di inadeguatezza in noi italiani ed europei. Fuori controllo, impertinenti neuroni compongo innanzi ai nostri occhi un set fotografico in cui si affiancano Gualtieri e Sunak. Immagine impietosa e pietosa.
Il Ministro inglese in pochi giorni, con poche bare non ancora seppellite, superando gli steccati ideologici della sua parte politica e il stesso background culturale, ha schierato il “bazooka” della finanza pubblica per rassicurare gli operatori economici e fronteggiare la crisi prima ancora del suo pieno manifestarsi. Una prontezza che fa emergere come drammatica la farraginosità della UE, lacerata da discussioni infinite a base di falsi ideologismi. Ignara di qualsiasi decoro (decency).
La UE sta provocando ulteriori, profonde ferite tra le nazioni, destinate a irrigidire i rapporti tra popoli.
Sunak ha sostenuto la Brexit, l’ha vinta e la usa a beneficio del suo popolo. Ineccepibile.